Lo hanno chiamato il Google Maps dell’Universo | Puoi spaziare tra più di 800 mila Galassie

Il Google Maps delle galassie (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Come una sorta di Google Maps, ma invece di inquadrare il nostro Pianeta, ci mostra la quasi interezza delle galassie esistenti
Le galassie rappresentano insiemi di stelle, polveri e gas, con prevalenza di idrogeno ed elio. La comunità scientifica è in grado di distinguere le galassie in diverse categorie relativamente alla forma che le stesse presentano.
Il loro processo di formazione ha avuto inizio negli istanti successivamente immediati al Big Bang. Ma cosa è successo? Enormi nubi di gas hanno subito un progressivo collasso, fino a separarsi, dando origine alle stelle.
Una galassia può, infatti, presentarsi con forma a spirale, dunque con una serie di bracci che hanno origine a partire dal suo nucleo, dipartendo verso l’esterno, ma anche ellittiche, quando possiedono una forma ellissoide.
Altre ancora possono assumere una forma che non corrisponde a nessuna delle due categorie disposte, risultando fondamentalmente impossibili da definire. Finiscono all’interno di questa categoria quelle che vengono chiamate galassie irregolari.
Un obiettivo incredibile
Una serie di dati raccolti dal James Webb Space Telescope si sono rivelati fondamentali nell’ambito del COSMOS-Web, progetto fondato direttamente sulle osservazioni e i rilevamenti condotti e riscontrati da JW. Un catalogo includente immagini raffiguranti circa 800.000 galassie, in grado di coprire l’interezza, o quasi, del tempo cosmico.
Ad esporre l’importanza di questo progetto è Caitlin Casey, professoressa di fisica presso la University of Santa Barbara, nonché co-dirigente della collaborazione COSMOS-Web, che ha reso noto come l’obiettivo pre dichiarato fosse quello di costruire un campo profondo di spazio direttamente su una scala fisica, così da raggiungere un obiettivo mai raggiunto prima d’ora per via delle sue dimensioni incredibili. L’immagine composita di COSMOS-Web, secondo le stime degli scienziati, risalirebbe a circa 13,5 miliardi di anni fa e considerando come la NASA indichi il periodo di nascita ed origine dell’Universo verso i 13,8 miliardi di anni, circa, la mappa sarebbe in grado di ricoprire il 98% del tempo cosmico nella sua interezza.
Una meta apparentemente irraggiungibile
A questo punto l’obiettivo dei ricercatori è quello di osservare determinate galassie formatesi proprio all’inizio dei tempi, in modo da comprendere informazioni maggiorate anche relativamente alla formazione delle stelle primordiali, oltre che delle intere galassie. Lo specchio primario di raccolta della luce di JWST presenta un diametro pari a 6,5 metri, ossia grande sei volte in più rispetto allo specchio di Hubble, che aveva precedentemente condotto ad effettuare misurazioni relative esclusivamente ai primi 500 milioni di anni delle galassie.
Correntemente, grazie all‘impiego del JWST, l’uomo è in grado di osservare un numero di galassie dieci volte maggiore rispetto a quanto previsto, proprio perché lo strumento e la mappatura sono in grado di ricoprire distanze a dir poco incredibili; lo stesso discorso vale per specifici buchi neri supermassicci, che fino ad ora non era stato possibile inquadrare con Hubble. A riportarlo è Il Meteo.net.