Strisce blu, occhio alla truffa in tutta Italia | Pensi di pagare la sosta ma non è così: becchi una multa e ti svuotano il conto

La truffa delle strisce blu (Canva-Pixabay foto) - www.aerospacecue.it
Adesso ti truffano anche quando devi parcheggiare. I malintenzionati ci sono riusciti e il loro modus operandi ti lascerà senza parole
Le strisce blu vengono posizionate sulla pavimentazione stradale al fine di delimitare quelle che sono le zone di parcheggio a pagamento, ossia che richiedono di saldare una tariffa per poter effettuare la sosta.
Le tariffe orarie vengono indicate appositamente dalla segnaletica verticale, generalmente arricchita dalla presenza di pannelli integrativi. Questo perché, inoltre, l’obbligo di pagamento per accedere al servizio potrebbe sussistere solo in determinati giorni o fasce orarie.
Il limite generalmente imposto risulta produrre l’attivazione delle strisce blu a partire dalle ore 08:00 fino alle ore 20:00, con valenza esclusiva nei giorni feriali, escludendo, dunque, festivi.
Il pagamento può avvenire presso le apposite colonnine di parchimetro posizionate a ridosso delle aree di parcheggio, oppure usufruire in modo ancor più comodo delle numerose app presenti sui nostri cellulari
Un nuovo subdolo tranello
Oggigiorno, come detto, l’impiego dello smartphone per procedere al pagamento dei parcheggi a tariffa è divenuto un accessorio necessario ed imprescindibile per molti, soprattutto dato quello che potrebbe apparentemente sembrare un più elevato grado di sicurezza. Eppure, questa certezza potrebbe rapidamente essere spazzata via; la colpa non è del sistema in sé, questo deve essere chiaro, quanto più dei malintenzionati che approfittano del tradizionale modus operandi circa il pagamento dei parcheggi per inserirvi le proprie trappole, in modo subdolo.
Se, come sappiamo, per procedere a saldare la tariffa risulta indispensabile scansionare un preciso QR code presente nelle differenti aree di parcheggio, in differenti città, non soltanto in Italia, ma anche in Europa, questi sono stati di fatto coperti da QR contraffatti che, se scansionati, sono capaci di condurre su siti apparentemente analoghi in tutto e per tutto ai tradizionali portali di pagamento, con un’unica differenza: all’inserimento dei dati di pagamento per saldare la tariffa corrispondente al servizio, gli stessi verranno abilmente sottratti dai malintenzionati.
I rischi non terminano mai
Stiamo parlando dell’opera malevola che in gergo tecnico prende il nome di quishing, una fantasiosa crasi tra le parole “QR” e la pratica del “phishing“, egualmente in grado di creare situazioni di preoccupazione e disagio. Il modo più subdolo per ingannare i poveri malcapitati è quello di generare siti, come abbiamo detto, simili in tutto e per tutto rispetto a quelli di sicura affidabilità, dove una volta accesso, verrà chiesto all’utente l’inserimento dei dati della propria carta, nella loro interezza. Stando alla nota diffusa dal portale ufficiale della Polizia di Stato in merito, chiunque ha la possibilità di dare origine ad un QR code online.
L’aspetto più allarmante è che il formato generico che le immagini dei finti QR presentano li rende non individuabili come minacce dagli antivirus. La Polizia di Stato, inoltre, mette in guardia su come la scansione di un codice, che ci si trovi a dover pagare un parcheggio o a consultare il menù di un ristorante, possa potenzialmente rappresentare una mossa costantemente rischiosa. La realtà è che sono state numerose le segnalazioni riportate dagli utenti all’attenzione delle forze dell’ordine; si è cominciato con Hannover, fino a raggiungere l’Italia e più precisamente Verona, dove si è denunciata la comparsa di QR code contraffatti nei pressi di zone di parcheggio e parchimetri a ridosso del centro storico, come esposto dal quotidiano locale L’Arena soltanto poche settimane addietro.