Un piccolissimo meteorite ha stravolto tutte le convinzioni scientifiche | Scienziati concordi: ora tocca rifare tutto da capo

Piccolo meteorite (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Una roccia spaziale minuscola ma antichissima potrebbe costringere gli scienziati a riscrivere la storia del Sistema Solare.
C’è una cosa che la scienza ha imparato a fare bene: aggiornarsi. Ogni teoria, anche la più solida, può essere messa in discussione se arriva una nuova prova. E spesso, anzi quasi sempre, queste prove arrivano nei modi più strani.
Tipo un sassolino cosmico recuperato in mezzo al deserto, che a prima vista sembra insignificante. E invece no. Potrebbe riscrivere tutta la storia del Sistema Solare, o almeno cambiarla un bel po’. Nel racconto sull’origine dei pianeti, i protagonisti principali sono i protopianeti.
Cioè, quegli oggetti antichissimi che si sono formati miliardi di anni fa da una nube di polveri e gas che girava intorno al Sole neonato. Da lì sono nati, a tappe diverse, tutti i pianeti. Fino a poco fa, tutto filava. Fino a quando, appunto, qualcuno non ha trovato quella roccia… eh, ma aspetta, ci arriviamo.
Quando si parla di spazio, le distanze sono enormi, i tempi pure. Quindi distinguere tra 4 miliardi e 4 miliardi e tre milioni di anni sembra un dettaglio. Ma non lo è. Almeno, non per chi cerca di capire *quando* e *come* si sono formati i vari strati dei pianeti. Ogni informazione, anche minuscola, può cambiare la prospettiva. Soprattutto se arriva da un posto fuori dai soliti canali.
Da una pietra trovata per caso, un puzzle che non torna
Capita che un oggetto minuscolo, quasi dimenticato, finisca sotto la lente degli scienziati. Ed è lì che tutto cambia. Un po’ come quando pensi di sapere com’è iniziato un film, ma poi scopri una scena tagliata che rimette tutto in discussione. Ecco, qualcosa di simile sta succedendo con una roccia aliena di mezzo etto. O poco più. Quel meteorite ha un nome: Northwest Africa 12264. Sembra il titolo di un documentario, ma è solo il codice con cui è stato catalogato. Pesa appena cinquanta grammi ed è stato recuperato da un venditore marocchino.
Poi è finito nelle mani di un gruppo di ricercatori dell’Open University, guidati da Ben Rider-Stokes. Studiando la polvere al suo interno, pubblicano un articolo su Nature Communications, Earth & Environment, e – sorpresa – scoprono che ha circa 4,564 miliardi di anni. Non solo: il meteorite arriva da un protopianeta formato oltre la fascia degli asteroidi, cioè nella parte esterna del Sistema Solare. Ma perché la scoperta è così importante?
Tutti i conti fatti finora potrebbero essere sbagliati
Il problema è che, fino a ora, si pensava che i protopianeti esterni fossero più “lenti” a formarsi. Qualche milione di anni dopo quelli interni, per via del ghiaccio e dell’acqua che ne rallentavano la fusione interna. Ma no, pare proprio che questa roccia dimostri il contrario. O meglio: dimostri che le due zone – interna ed esterna – si sono sviluppate praticamente in parallelo. Altro che ritardo. Come riportato anche su Focus.it, questa differenza di pochi milioni di anni sembra poca roba, ma in realtà basta a scombinare tutto lo schema.
L’età del meteorite è compatibile con quella delle croste basaltiche dei pianeti interni, tipo la Terra o Marte. Quindi significa che la formazione dei pianeti è avvenuta in contemporanea, sia dentro che fuori la fascia degli asteroidi. Il punto è che se abbiamo sbagliato questa sequenza temporale, allora bisogna riguardare da capo tutta la storia. Tutta. Inclusi i modelli che usiamo per spiegare la nascita dei pianeti extrasolari, che studiamo sempre più da vicino. E tutto, alla fine, è partito da un sasso marziano comprato su una bancarella. Letteralmente.