Luna e Marte, in questa folle corsa si inserisce la Corea del Sud | All’improvviso supera tutti: anche la Cina resta a guardare

Future missioni verso Marte (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Seoul alza la posta in gioco e punta a diventare una delle potenze protagoniste nell’esplorazione lunare e oltre.
Negli ultimi anni, quando si parlava di Spazio, sembrava sempre la solita storia: grandi potenze, budget miliardari, lanci spettacolari. E invece no, qualcosa sta cambiando. La corsa verso la Luna e oltre si sta popolando di volti nuovi, di nomi che fino a poco tempo fa non avremmo nemmeno associato all’esplorazione spaziale.
Il bello è proprio questo: mentre tutti guardano verso i soliti noti, c’è chi lavora nell’ombra e poi, d’un tratto, compare con piani dettagliatissimi e visioni a lungo termine. Lo Spazio, oggi, è molto più che razzi e satelliti. È geopolitica, è ricerca, è business. E chi riesce a far convivere questi elementi, beh, può guadagnarsi un posto in prima fila.
Oggi per “andare nello Spazio” non basta più avere una navicella e un equipaggio. Serve un sistema. Serve una macchina che unisca governi, scienziati, aziende e – perché no – un pizzico di ambizione nazionale. E chi sa orchestrare bene tutto questo, può sorprendere anche le potenze più consolidate. Certo, non è semplice. Ma nemmeno impossibile, a quanto pare.
Le storie più affascinanti, poi, sono quelle che sembrano partire da zero. Quelle che nessuno si aspetta. Un giorno sei tra i fan dello Spazio, il giorno dopo ti ritrovi con un programma lunare tutto tuo. Ed è proprio lì che il gioco si fa interessante: quando chi osservava inizia a farsi osservare.
Un piano che non ti aspetti
Ed eccola, la sorpresa, come riporta Libero Tecnologia: la Corea del Sud ha deciso di entrare nel gioco, e lo fa sul serio. Non si tratta di qualche esperimento isolato o di un progetto senza gambe: c’è un’intera agenzia spaziale nuova di zecca, la KASA – Korean AeroSpace Administration – che ora guida l’intera strategia del Paese. Si coordina con istituti storici come il KARI e con centri di ricerca specializzati, mettendo insieme scienza, industria e visione politica.
L’obiettivo? Semplice a dirsi, un po’ meno a farsi: una base lunare permanente entro il 2045. Ma c’è molto di più. Si parla anche di Marte, di osservatori solari piazzati in punti gravitazionali speciali (i famosi punti di Lagrange), e di tecnologie tutte sviluppate in casa. Un piano ambizioso, sì, ma incredibilmente ben strutturato. Ma come si stanno organizzando?
Quando la Luna diventa vicina
Tutto è cominciato con Danuri, la prima sonda lunare lanciata nel 2022 grazie a un razzo Falcon 9 di SpaceX. Ecco, quella missione – forse passata un po’ in sordina – ha segnato l’inizio di qualcosa di grande. Danuri è ancora in funzione, e sta inviando dati fondamentali sul suolo lunare. Ma il futuro prevede già di più: un lander nel 2032, un rover leggero da 20 chili, e un razzo tutto sudcoreano, il KSLV-III, che sarà pronto a partire dal Naro Space Center.
E c’è anche un dettaglio curioso (anzi, due). I test sui rover lunari si fanno nelle miniere di carbone abbandonate, perché lì si simulano le condizioni dure della Luna. E poi c’è il satellite per studiare il Sole dal punto L4, previsto per il 2035. Tutto questo – racconta Yonhap News Agency – potrebbe trasformare la Corea del Sud in una delle prime cinque nazioni guida nella nuova era dell’esplorazione spaziale. E no, non è fantascienza.