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La NASA manda in pensione i vecchi motori spaziali | Hanno trovato un nuovo “carburante”: dura 432 anni

Motore spaziale di uno shuttle (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Motore spaziale di uno shuttle (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Una svolta nei viaggi spaziali grazie a un “carburante” che potrebbe durare più di quattro secoli: ecco come funzionerà.

Quando si parla di missioni spaziali, una delle domande che salta fuori più spesso è: “Come fanno queste sonde a funzionare così lontano dal Sole?”. Perché sì, vicino a noi i pannelli solari vanno alla grande, ma appena ci si allontana un po’, diventano praticamente inutili. E allora servono altre idee, qualcosa che riesca a mantenere attivi strumenti e comunicazioni per decenni, anche a miliardi di chilometri da qui.

Il punto è che produrre energia nello spazio profondo non è affatto semplice. Non si può certo inviare un tecnico per cambiare una batteria o sistemare un cavo. Serve una fonte affidabile, stabile, che non si guasti facilmente. Per decenni, l’industria ha fatto affidamento sul plutonio-238… ma anche questa soluzione, per quanto testata, non è eterna. E, in fondo, pure costosa e non così facile da ottenere.

Negli ultimi anni però qualcosa si è mosso. I ricercatori stanno cercando tecnologie più resistenti, autonome, e con cicli di vita lunghissimi. Non basta che un sistema funzioni: deve continuare a farlo in condizioni assurde, tipo temperature estreme, vibrazioni violente al lancio o… semplicemente il vuoto assoluto. E se poi si rompe qualcosa? Beh, idealmente non dovrebbe nemmeno fare una piega.

Tra test e prototipi, alcuni progetti hanno attirato parecchia attenzione. In particolare, una collaborazione tra NASA e Università di Leicester sta facendo parlare di sé. Non tanto per quello che hanno usato, ma per come. Un approccio tutto nuovo, direi quasi controintuitivo. E no, non hanno usato roba radioattiva vera nei test.

Quando il futuro arriva da una collaborazione insospettabile

Allora, facciamo un passo indietro. Al centro Glenn della NASA, a Cleveland, un team di ingegneri e scienziati ha iniziato a lavorare con dei colleghi britannici a una nuova idea: un generatore Stirling basato su radioisotopi. Cosa cambia rispetto a prima? Eh, parecchio. Non ci sono più alberi a gomiti né cuscinetti che si consumano col tempo. Solo pistoni flottanti che vanno avanti praticamente all’infinito.

Il test è andato così bene che hanno perfino simulato un guasto. Hanno spento uno dei convertitori Stirling per vedere che succedeva. Risultato? Il sistema ha continuato a generare energia come se niente fosse. Hannah Sargeant, una delle ricercatrici coinvolte, ha detto che questa cosa dimostra quanto sia solido il sistema, soprattutto per missioni che dureranno decenni, magari senza mai essere toccate. Ma c’è di più.

Shuttle in rampa di lancio (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Shuttle in rampa di lancio (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Un elemento “scartato” che ora diventa protagonista

Ma la vera sorpresa non è nel design. È nel materiale scelto. Anziché usare il solito plutonio-238, hanno puntato su qualcosa di diverso: l’americio-241. Questo isotopo ha un vantaggio enorme: dura quasi mezzo millennio. E non solo. È anche più facile da ottenere e decisamente meno caro. Insomma, un cambio di rotta mica da poco.

Salvatore Oriti, ingegnere del Glenn, ha raccontato che tutto è iniziato quasi per gioco, come un esperimento da laboratorio, come riporta HdBlog. E invece sono arrivati a un prototipo che, parole sue, “è quasi pronto per volare”. Il prossimo passo? Un modello ancora più compatto e performante, pensato per resistere ai test più tosti. Ah, e questa roba, se davvero prende piede, potrebbe essere usata nei crateri bui della Luna o sulle lune ghiacciate di Saturno. Cose da far girare la testa.