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Stupore e panico in tutto il mondo | Questi nuovi pianeti appena scoperti sono assurdi: non ci stanno capendo nulla

Pianeti enormi (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Pianeti enormi (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Scoperta sconcertante del James Webb riaccende i dubbi su come nascono davvero i pianeti, mettendo in crisi le teorie tradizionali.

Quando pensiamo di aver capito (più o meno) come funziona l’universo, ecco che arriva qualcosa a smentirci. E non parliamo di teorie complesse o formule astratte: stavolta si tratta di osservazioni vere, concrete, che mandano all’aria alcuni pilastri su cui si basava l’astronomia. C’è sempre qualcosa pronto a spiazzare anche i più esperti.

Negli ultimi anni strumenti potentissimi come Hubble o Kepler ci hanno fatto vedere l’universo in modi nuovi. E adesso, con l’arrivo del James Webb, la faccenda si è fatta ancora più interessante (e complicata). Ogni nuova immagine, ogni dato raccolto, è come un sasso nello stagno: crea cerchi sempre più grandi, domande su domande. Alcuni oggetti appena rilevati non si comportano come dovrebbero, almeno secondo quello che ci aspettavamo finora.

Chi lavora in questo campo — astronomi, ricercatori, studiosi — comincia ad avere il sospetto che ci sia qualcosa che sfugge completamente alla nostra logica. Non è solo una questione di “stranezze” qua e là: i segnali si accumulano, i modelli teorici iniziano a scricchiolare. E no, non si tratta di errori nei calcoli o nei sensori, ma di fenomeni che sembrano seguire leggi tutte loro.

In tutto questo, ci si rende conto sempre di più di quanto la nostra conoscenza sia ancora fragile. Fino a ieri pensavamo che i pianeti nascessero solo vicino alle stelle, come nel nostro sistema solare. Ma adesso qualcosa, anzi più di qualcosa, ci costringe a rimettere tutto in discussione. E se ci stessimo sbagliando da sempre? La sensazione è quella di aver appena sollevato il tappeto.

L’universo si comporta in modo strano, ancora una volta

Come riporta Everyeye, di recente il telescopio spaziale James Webb ha individuato una serie di pianeti che… beh, sembrano non avere nulla a che fare con il modello classico. Non orbitano attorno a una stella, non fanno parte di un sistema come il nostro. Sono letteralmente dei vagabondi cosmici, detti “rogue” (cioè ribelli, o randagi), e sembrano viaggiare da soli nel buio più totale. Già solo questa cosa basterebbe a far drizzare le antenne.

Ma c’è di più. Secondo Belinda Damian, ricercatrice dell’Università di St Andrews, questi oggetti sarebbero in grado di “accendere” la formazione planetaria da soli, cioè senza bisogno di una stella centrale. Basta che siano abbastanza grandi per esercitare una buona dose di gravità, e il gioco è fatto. L’analisi sarà pubblicata su The Astronomical Journal, ma sta già facendo discutere. E parecchio. Perché va a toccare le basi stesse del nostro modo di vedere il cosmo.

Illustrazione di un pianeta infuocato (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Illustrazione di un pianeta infuocato (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Quei pianeti giganti che sfidano ogni definizione

E ora arriviamo al punto più assurdo: le dimensioni. Questi pianeti rogue sono enormi, tra le 5 e le 10 volte la massa di Giove. Non solo quindi hanno una gravità pazzesca, ma possono anche attrarre attorno a sé altri corpi più piccoli. In pratica, si comportano come mini-soli senza essere stelle. E riescono addirittura a costruirsi dei sistemi “propri”, con oggetti che gli orbitano attorno. Tutto questo, senza emettere luce, senza fuoco nucleare.

Non sono nane brune, non sono stelle… e nemmeno semplici pianeti. Non sappiamo ancora come classificarli. Ma una cosa è certa: ci stanno facendo riscrivere un bel po’ di libri. La scoperta potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. E se là fuori ci fossero miliardi di questi giganti solitari, ognuno col suo piccolo sistema? Una cosa è certa: il confine tra ciò che sappiamo e ciò che ignoriamo si è appena spostato di parecchio.