Ghiacciai, allarme di LEGAMBIENTE | Da quando si stanno sciogliendo l’uomo sta dando il peggio di sé: discariche a cielo aperto

Allarme ghiacciai (Canva-Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
E’ allarme totale per i nostri ecosistemi. Ci avviciniamo ad un punto di non ritorno: bisogna intervenire prima che sia troppo tardi!
I ghiacciai si formano in zone caratterizzate da nevicate prolungate nel tempo, nonché da temperature rigide a tal punto da superare lo scioglimento estivo, che sarebbe naturale in presenza di un elevamento di gradi anche al di sopra degli 0°C.
Per questo non è affatto raro incorrere nella presenza di queste formazioni in aree montuose o polari. Le loro dimensioni variano di esempio in esempio, ma pensate che al mondo esistono ghiacciai caratterizzati da estensioni enormi, con spessori che superano le centinaia di metri.
La loro importanza risiede nel fatto che si tratti di vere e proprie riserve d’acqua, determinanti per l’alimentazione di fiumi e laghi. Inoltre, la presenza di ghiacciai è fondamentale anche per via dell’influenza che gli stessi producono sul clima e sul livello dei mari.
Nel corso delle ultime stagioni l’integrità stessa dei ghiacciai è risultata in più di un’occasione minata, a causa del lento ma apparentemente inesorabile regressione che sta coinvolgendo le formazioni. La principale causa? Proprio il riscaldamento globale.
Una situazione di estrema urgenza
I ghiacciai alpini sono correntemente preoccupati da un progressivo scioglimento, che ha cominciato a seguire ritmi decisamente preoccupanti, conducendo le Alpi (per quanto riguarda la porzione nostrana) a perdere oltre 170 km quadri. Ma procedendo per gradi, Legambiente si è spesa in una campagna, Carovana dei Ghiacciai 2025, combinando i risultati ottenuti con quelli forniti dalla Fondazione Glaciologica Italiana e da CIPRA ITALIA, precedentemente occupatesi congiuntamente di monitorare lo stato di salute di alcuni ghiacciai alpini, minati dall’aumento delle temperature e degli eventi metereologici estremi che stanno riguardando proprio questa area.
Ghiacciai quali l’Adamello, la Ciamarella o il Bessanese sono tutti attualmente riguardati dalla piaga rappresentata dall’arretramento frontale e dalla riduzione della propria area e del proprio spessore. Il team si è avvalso del prezioso contributo offerto anche dagli operatori glaciologici che condividono annualmente i dati rilevati a vantaggio della Fondazione CGI.
Risvolti altamente preoccupanti
Gli stessi si sono rivelati fondamentali per effettuare comparazioni tra presente e passato, con i ghiacciai che sono risultati essere sempre più scuri a livello di colorazione e sempre più frequentemente interessati dalla formazione di morene, come è stato osservato, ad esempio, sul Ghiacciaio di Solda, facente parte del gruppo Ortles-Cevedale, la cui fronte è arretrata addirittura di 26 metri nel giro di nemmeno dodici mesi, apparendo profondamente segnato dalla presenza di crolli e colate detritiche, nonché di lembi di ghiaccio morto, oggi già occupati dalla florida crescita dei vicini boschi.
Il già citato ghiacciaio Bessanese, localizzato nella porzione piemontese, invece, si estendeva per circa 1,75 km quadrati nel corso del 1800, occupando il vicino Crot del Claussinè: ebbene, meno di 200 anni dopo, analizzando i dati CGI a disposizione, è stato possibile notare una riduzione pari a 0,3 km quadrati rispetto alla sua superficie iniziale, con una spaventosa perdita di volume glaciale, pari a 3.900.000 m3 tra il 2010 e il 2023, con una media di 1 metro scomparso per ogni anno trascorso. Dopo aver spiegato la problematica in modo approfondito, Legambiente ha invitato tutti gli utenti della rete che hanno a cuore tale problematica a firmare una petizione online dal nome “Una firma per i ghiacciai”, che consiste nella richiesta, estesa direttamente nei confronti del Governo, di 7 precisi interventi volti a salvare concretamente gli ecosistemi in situazione di maggiore rischio. A scriverlo è Il T Quotidiano.