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LIGO rileva l’evento più potente mai osservato: prova storica della fusione tra due buchi neri

Come funziona LIGO

Come funziona LIGO (LIGO Caltech foto) - www.aerospacecue.it

Questo rilevamento ha permesso di comprendere e verificare meccanismi ipotizzati già da oltre un secolo. Un reale punto di svolta

Il 14 Settembre non è una data casuale nell’ambito della comunità scientifica. Il Laser Interferometer Gravitational-Wave, meglio noto come LIGO, proprio in occasione di questa data si è rivelato capace di effettuare un rilevamento cruciale relativo alle onde gravitazionali.

Ciò significa che quest’anno festeggia esattamente dieci anni da quel momento di svolta, che ha permesso alla scienza intera di compiere un passo concreto verso l’avanguardia dei propri sistemi utilizzati circa gli studi correlati proprio alle onde gravitazionali.

In merito alla teoria della gravità quantistica, che non a caso si ricollega proprio al tema stesso, luminari della fisica nel corso dei decenni si sono esposti con previsioni particolarmente audaci, che però, al giorno d’oggi, con i dati aventi a disposizione, possiamo affermare si siano rivelate totalmente azzeccate.

Se il primo a prevedere l’esistenza delle onde gravitazionali fu il tedesco Albert Einstein, che formulò la teoria della relatività generale addirittura nel 2015, lo stesso, così come i suoi successori – Roy Kerr e Stephen Hawking per citarne due -, mai avrebbero potuto ipotizzare di raggiungere le conclusioni oggi disponibili a beneficio dell’intera comunità.

Un passo significativo

Il segnale individuato da LIGO esattamente un decennio fa è stato denominato GW150914 ed era reduce da un viaggio articolato per circa 1,3 miliardi di anni, prima di raggiungere le vicinanze del nostro Pianeta. Si è trattato di un evento destinato a tracciare un solco, rivoluzionando innanzitutto le modalità di rilevazione con cui LIGO e i suoi partner gravitazionali, quali KAGRA e Virgo, avrebbero impiegato da lì in poi per riuscire nello scopo.

L’impresa svolta dall’avanguardistica tecnologia ha dato il via al rilevamento di segnali di onde gravitazionali provenienti direttamente dalle collisioni di buchi neri, fusioni definite “miste” tra buchi neri e stelle di neutroni, nonché tra stelle di neutroni stesse. In merito, il membro del Center for Computational Astrophysics del Flatiron Institute, Maximiliano Isi, ha affermato di come si sia trattato della “visione più chiara finora ottenuta sulla natura dei buchi neri”, a testimonianza di quanto le prove scovate avessero trovato di fatto pieno riscontro con la teoria formulata da Einstein.

Illustrazioni di onde gravitazionali
Illustrazioni di onde gravitazionali (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Ulteriori conferme sulle teorie più entusiasmanti

Il ricercatore presso l’Università di Birmingham, Geraint Pratten, ha invece definito GW250114 come “l’evento di onde gravitazionali più forte che rilevato finora”, nonché la più concreta riprova delle previsioni pionieristiche di Hawking, per le quali la fusione dei buchi neri porta inevitabilmente all’aumento, e mai alla diminuzione, dell’area combinata dei loro orizzonti.

Le teorie diffuse da Roy Kerr, correlate all’omonima geometria, che trovano il proprio punto di origine direttamente nella teoria della relatività generale, si sono rivelati fondamentali per accrescere le informazioni a beneficio della comunità circa lo spaziotempo vuoto attorno ad un buco nero di Kerr, ossia in posizione ruotante. Quando tali sistemi, a seguito del processo di fusione dei buchi neri, entrano nella fase di “ringdown”, il buco nero stesso emette onde gravitazionali a frequenze specifiche, che secondo Kerr, al contrario di quanto avviene ad esempio con le stelle, possono essere descritte soltanto dallo spin o dalla massa di ciascun buco nero. Lo scrive Space.com.