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Campi Flegrei e Vesuvio, parte uno, scoppiano entrambi | Per l’ESA sono strettamente collegati: bisogna fare presto

I Campi Flegrei (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

I Campi Flegrei (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Una zona vulcanica tra le più rischiose al mondo torna al centro dell’attenzione grazie a nuovi sorprendenti dati satellitari.

Ci sono posti nel mondo dove la terra sembra non trovare mai pace. E Napoli, stretta tra il Vesuvio e i Campi Flegrei, è sicuramente uno di questi. Una zona affascinante, viva, ma anche estremamente delicata. La storia ha lasciato il segno, con eventi che hanno cambiato per sempre il paesaggio (e la memoria collettiva). Ma oggi, più che mai, è la scienza a cercare di stare un passo avanti, interpretando segnali che sfuggono all’occhio ma non ai satelliti.

Chi vive lì lo sa: il rischio fa parte del paesaggio, quasi come il mare o il caffè del mattino. Ma questo non vuol dire che si possa ignorare. Anzi, la convivenza con due vulcani attivi impone una soglia di attenzione costante. Negli ultimi decenni, questa soglia è stata spesso messa alla prova, tra scosse, sollevamenti e altre stranezze che hanno fatto discutere (e preoccupare). Però… non sempre è facile capire cosa stia succedendo davvero sotto i piedi.

È qui che entrano in gioco le tecnologie spaziali. Oggi i satelliti riescono a leggere anche i minimi spostamenti del suolo, e raccontano storie che a volte sorprendono pure gli esperti. L’occhio dall’alto, quello dell’ESA per esempio, sta offrendo una nuova prospettiva su dinamiche che sembravano già chiare. Ma forse non lo erano affatto. O, perlomeno, non del tutto.

Un dubbio – che poi tanto nuovo non è – ha ripreso forza: e se Vesuvio e Campi Flegrei non fossero poi così separati? Magari i due vulcani, nonostante abbiano storie e comportamenti diversi, sono legati da qualcosa di più profondo. In tutti i sensi.

Un cambio di rotta nei dati spaziali

Tra il ’93 e il 2010, i satelliti europei ERS-1, ERS-2 ed Envisat hanno tenuto d’occhio – anzi, sotto controllo – tutti i movimenti anomali nell’area vesuviana e flegrea. Usando una tecnica piuttosto sofisticata (la vbICA, ma non ci addentriamo troppo nei dettagli), alcuni ricercatori italiani e inglesi sono riusciti a separare i segnali sovrapposti nei dati di deformazione del suolo. In parole semplici: hanno trovato un modo per leggere “tra le righe” del movimento della terra.

Quello che è venuto fuori ha dell’incredibile. Durante quel periodo, i Campi Flegrei hanno iniziato a sollevarsi, mentre – guarda caso – il Vesuvio sembrava contrarsi in profondità. Coincidenza? Forse no. I ricercatori, tra cui un team dell’Università di Salerno e dell’Università di Cambridge, hanno visto in questa sincronia un possibile legame sotterraneo. E no, non è fantascienza: tutto si basa su dati concreti forniti dalle missioni ESA Heritage.

Il Vesuvio dall'alto (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Il Vesuvio dall’alto (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Legami nascosti sotto la superficie

La scoperta più sorprendente riguarda proprio questo: ci sarebbe stato uno “scambio” tra i due vulcani. Beh, non proprio una chiacchierata, ma qualcosa di simile… Secondo gli studiosi, durante la fase di sollevamento dei Campi Flegrei potrebbero esserci stati dei trasferimenti di magma o fluidi tra i due sistemi. Tutto a una profondità di circa 8-9 km, dove già in passato si ipotizzava ci fosse un accumulo comune.

Come riportato anche su Passione Astronomia, questi risultati potrebbero riscrivere in parte il modo in cui vengono monitorati i vulcani nell’area napoletana. Se questa interazione fosse confermata, bisognerebbe rivedere modelli, previsioni e forse anche i piani di emergenza. Perché, in fondo, quello che succede sotto terra riguarda tutti. Anche quando non si sente (ancora) nulla.