Un mistero appena risolto lega Arabi, Cinesi e Giapponesi | Nel 1181 un evento unico: luminoso da accecare il feroce Saladino

Un luogo che unisce le civiltà (Freepik Foto) - www.aerospacecue.it
A volte le cronache del passato nascondono indizi che oggi la scienza riesce a illuminare sotto una nuova luce.
Nel Medioevo, non erano solo gli storici a registrare le imprese degli uomini: anche i poeti e gli astronomi cercavano segni nel firmamento, intrecciando eventi terreni e celesti in un’unica narrazione.
Non di rado, una stella comparsa all’improvviso o un bagliore insolito erano interpretati come presagi di vittorie o di catastrofi imminenti. La volta celeste diventava così un palcoscenico sul quale si riflettevano le sorti dei regni e dei condottieri.
Fra quei resoconti, sopravvive un’opera che per secoli è stata giudicata come semplice allegoria, un artificio letterario per celebrare la gloria di un sovrano. Eppure quelle parole, oggi, si intrecciano sorprendentemente con i dati raccolti dai telescopi moderni.
Unendo la voce dei poeti a quella degli scienziati, emerge così il ritratto di un fenomeno astronomico che nel XII secolo fece alzare lo sguardo al cielo a popoli lontanissimi tra loro.
La stella che illuminò Saladino
Come racconta Everyeye Tech (23 settembre 2025), il mistero nasce da un poema dedicato a Salah ad-Din, il celebre Saladino. Il suo autore, Ibn Sana’ al-Mulk, descrive una “nuova stella” associata all’ascesa del sultano. Per generazioni, gli studiosi hanno pensato che fosse solo un simbolo poetico, o al massimo un riferimento astrologico di circostanza.
Il quadro è cambiato quando le parole del poema sono state confrontate con i resoconti degli astronomi cinesi e giapponesi, che proprio tra il 1181 e il 1182 segnalarono un astro sconosciuto, luminosissimo e persistente. Il tassello decisivo è arrivato secoli dopo: nel 2008 l’astrofilo Dana Patchick ha individuato i resti di una supernova in Cassiopea, la cui età e posizione corrispondono esattamente a quelle cronache medievali.
La poesia come testimone del cosmo
Un team guidato da J. G. Fischer dell’Università di Münster ha così ricalibrato la datazione del poema, collocandolo negli stessi anni della comparsa della supernova. Quella “stella nuova” non era un artificio retorico, ma l’eco di un’esplosione stellare realmente osservata.
Il risultato è affascinante: un’opera letteraria che si rivela al tempo stesso cronaca astronomica, e un fenomeno celeste che lega tre mondi culturali – arabo, cinese e giapponese – sotto la stessa volta stellata. Ciò che un tempo sembrava un presagio diventa oggi una prova concreta della capacità dell’uomo di registrare, a suo modo, i grandi eventi dell’Universo. In questo intreccio di poesia e scienza, il cielo del XII secolo ci restituisce una lezione senza tempo: le stelle non appartengono a un solo popolo, ma a tutta l’umanità. Osservare lo stesso bagliore ha unito culture lontane, dimostrando che la curiosità è il vero linguaggio universale.