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Siamo alla frutta | Topi e mosche nello Spazio: l’esperimento da follia pura della Russia

Topi nello spazio (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it

Topi nello spazio (Pixabay foto) - www.aerospacecue.it

Tra scienza estrema e sperimentazioni spaziali fuori dal comune, la Russia porta nello spazio topi, mosche e una teoria sorprendente.

Lo Spazio, si sa, affascina. Ma ormai non è più solo roba da astronauti e satelliti high-tech. Sta diventando una specie di laboratorio gigante dove si testano idee sempre più… strane? Diciamo originali. Esperimenti che sembrano usciti da un film di fantascienza, ma sono tutto fuorché finzione. C’è chi ci manda robot, chi piante, e poi… beh, ci arriviamo.

C’è una corsa continua a capire come reagisce la vita al di fuori del nostro pianeta. Non solo la vita umana, ma anche quella delle creature più piccole, quelle che spesso non consideriamo. Sembrano dettagli, ma sono i veri protagonisti di questa nuova era della ricerca spaziale. Si studiano non solo per capire come sopravvivono, ma anche se cambiano, e come.

E poi c’è un aspetto curioso che non tutti prendono in considerazione: l’effetto dell’ambiente spaziale su organismi viventi potrebbe nascondere risposte a domande che ci portiamo dietro da secoli. Tipo se possiamo davvero vivere su un altro pianeta, o se la vita sulla Terra è arrivata da chissà dove. Insomma, non è solo scienza: è quasi filosofia applicata.

Nel frattempo, il confine tra “esperimento” e “provocazione scientifica” si fa sottile. Ogni nuova missione sembra voler alzare l’asticella. E viene da chiedersi: cosa stiamo cercando davvero, là fuori? Siamo alla ricerca di risposte o semplicemente non sappiamo più che domande farci? In ogni caso, la prossima storia arriva dalla Russia.

Una capsula piena di vita (in tutti i sensi)

Come riporta Passione Astronomia, il 20 agosto, dal cosmodromo di Baikonur, un razzo Soyuz-2.1b è partito portando con sé una missione a dir poco singolare. A bordo, una capsula chiamata Bion-M n. 2 conteneva una vera e propria arca spaziale: 75 topi, 1.500 mosche, batteri, semi, cellule… praticamente un ecosistema in miniatura. Il viaggio è durato 30 giorni, e il rientro è avvenuto il 19 settembre, nelle steppe dell’Orenburg.

Il progetto, soprannominato “Arca di Noè” (non a caso), è stato coordinato da Roscosmos, con il supporto dell’Accademia russa delle scienze e dell’Istituto dei problemi biomedici. Un’impresa enorme, con ben dieci sezioni di esperimenti diversi: si va da test sulla fisiologia animale a studi sulle radiazioni cosmiche, passando per ricerche biotecnologiche e persino esperimenti ideati da studenti. Un mix assurdo, ma perfettamente pianificato. E non finisce qui.

Shuttle in rampa di lancio (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Shuttle in rampa di lancio (Depositphotos foto) – www.aerospacecue.it

Il test più folle (ma forse anche il più importante)

Tra tutti, ce n’era uno in particolare che ha fatto alzare più di un sopracciglio. Si chiama “Meteorite”, ed è un test pensato per esplorare una teoria vecchissima ma ancora molto discussa: la panspermia. In pratica, gli scienziati hanno infilato microbi dentro rocce basaltiche per vedere se, durante il rientro nella nostra atmosfera, riuscivano a sopravvivere all’altissima temperatura. L’idea è questa: se ce la fanno, allora forse la vita sulla Terra è davvero arrivata dallo Spazio. Boom.

Ma non è tutto. I ricercatori hanno monitorato come reagivano gli animali, gli insetti e le piante all’assenza di gravità e all’esposizione prolungata alle radiazioni. Dati preziosissimi, che potrebbero servire a sviluppare tecnologie per mantenere in vita equipaggi umani su missioni lunghissime. Marte, per esempio. O oltre. Un progetto ambizioso, folle, e per certi versi… geniale.