Il nucleare ha una nuova vita | Non solo danni all’unanimità: daranno l’energia giusta per l’esplorazione della Luna

Energia nucleare (Freepik foto) - www.aerospacecue.it
Hanno scoperto come dare una “seconda opportunità” alle sostanze nucleari e ai rispettivi scarti. Una svolta per il bene comune
Tra gli obiettivi più ambiziosi messi nel mirino dalla comunità aerospaziale vi è sicuramente il ritorno sul nostro unico satellite naturale, la Luna, e la successiva stabilizzazione di una colonia permanente sul suo territorio.
Parlando di missioni concrete, gli Stati Uniti, rappresentati dalla NASA, si stanno ritagliando un ruolo da protagonisti con la missione Artemis, che tra il 2026 e il 2027 dovrà condurre un nuovo gruppo di astronauti a solcare il suolo lunare dopo oltre 50 anni dall’ultimo precedente.
Ma anche la Cina, odierna rivale di Washington anche in campo spaziale, si sta dimostrando particolarmente audace nel raggiungimento della medesima meta. Ciò è testimoniato dall’organizzazione della missione Chang’e, che include anche la spedizione di un rover, al fine di esplorare la superficie nel dettaglio.
Le missioni hanno lo scopo di approfondire, attraverso le scoperte correlate alla geologia lunare, il processo di origine e di evoluzione del nostro satellite, la presenza di risorse naturali disponibili e la possibilità di adattarsi ad un’esistenza direttamente sul suo territorio per gli esseri viventi.
Passo concreto e significativo
La società a stelle e strisce Zeno Power ha ufficialmente annunciato che si impegnerà nella produzione di batterie nucleari spaziali, un progetto particolarmente ambizioso del quale potrà beneficiare direttamente anche la NASA. In che modo troverà concretizzazione il processo produttivo? Attraverso lo sfruttamento di un isotopo ricavato direttamente dai rifiuti radioattivi, tecnicamente noto come americio-241. I sistemi di alimentazione, auspica proprio l’agenzia governativa statunitense, potranno essere impiegati per favorire il movimento di sistemi tecnologici e infrastrutture direttamente sul suolo lunare.
La scelta che alla lunga pagherà senza dubbio risiede, inoltre, nell’accordo stipulato con il francese Orano, che si occupa del ciclo del combustibile nucleare. In questo modo sarà possibile recuperare in maniera semplice e continua il materiale, sfruttando operazioni di riciclo del combustibile nucleare esaurito. Tutto avverrà direttamente in casa della stessa Orano, presso il sito di La Hague, Normandia. Ma quali sono le caratteristiche che hanno spinto gli esperti a puntare con decisione sull’americio-241?
Un procedimento realmente curioso
Innanzitutto l’emivita superiore addirittura ai 430 anni, che consente alle batterie di produrre energia, di fatto senza mai fermarsi, per decenni consecutivi e in modo stabile, rendendosi la scelta migliore nell’ambito delle missioni di lunga durata. Ed è proprio il caso delle spedizioni che riguarderanno la Luna, dove, come abbiamo imparato a comprendere, una singola notte può protrarsi per un periodo corrispondente a 14 giorni terrestri, mettendo a serio rischio le possibilità di sopravvivenza di lander, rover e ulteriori sistemi, che in assenza di un sistema su cui poter fare totale affidamento rischierebbero di patire eccessivamente le basse temperature e l’ombra perenne di alcune regioni lunari.
Il fondatore di Zeno Power, Tyler Bernstein, ha affermato che nel merito delle missioni spaziali, la volontà della sua società, anche a fronte della strategica intesa messa in piedi con Orano, sarà quella di combinare l’americio con lo stronzio-90, tradizionalmente utilizzato per utilizzi marittimi, ma anche terrestri. Una mossa audace che permetterà di elevare i potenziali campi di utilizzo della tecnologia, valorizzando i materiali. Un ciclo, insomma, finalizzato a trasformare materiali di scarto, apparentemente senza possibilità alcuna di utilizzo, in vere e proprie risorse. A riportarlo è il sito ufficiale di Zeno Power.