Campi Flegrei, hanno fatto la TAC al vulcano | Le immagini ottenute sono raccapriccianti: mai visto nulla di simile

Campi Flegrei (Canva-Shutterstock foto) - www.aerospacecue.it
L’impiego di un metodo avanguardistico ha permesso di “scavare” nelle viscere della caldera. Sono stati ottenuti risultati imprevedibili
A ovest di Napoli, in Campania, sorge un’area vulcanica correntemente attiva, nota per essere costantemente monitorata da parte degli esperti per via della sua imprevedibilità, che se non tenuta meticolosamente sott’occhio potrebbe comportare conseguenze disastrose.
Stiamo parlando dei Campi Flegrei, che i ricercatori annoverano tra le caldere in assoluto più pericolose del mondo, non soltanto per la loro potenzialità esplosiva, ma anche per il fatto che in corrispondenza del suo territorio abitano più di 500.000 persone.
La caldera di per sé è ampia circa 15 chilometri e sebbene le ultime eruzioni degne di nota siano avvenute ormai migliaia di anni addietro, i fenomeni che la stanno riguardando nelle ultime stagioni hanno inevitabilmente acceso ulteriormente i riflettori su questa porzione della Campania.
I Campi Flegrei sono infatti caratterizzati dal fenomeno del bradisismo, che può presentarsi come bradisismo positivo quando il terreno subisce un sollevamento rispetto al livello base, presumibilmente causato da movimenti di magma e gas in profondità, oppure come negativo quando il suolo torna ad abbassarsi.
Nelle profondità del sottosuolo
Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha dato origine ad una prolifica collaborazione con alcuni degli atenei più rinomati al mondo, tra i quali il Trinity College di Dublino, l’Università di Monaco di Baviera e l’Università di Oxford, che ha permesso di scovare risultati più che significativi concentrandosi sui Campi Flegrei.
Lo studio dal titolo ‘3D Magnetotelluric Imaging of a Transcrustal Magma System Beneath the Campi Flegrei Caldera, Southern Italy‘ è stato successivamente pubblicato su Nature Communications: Earth & Environment, svelando al pubblico immagini dettagliate, mai possibili da acquisire sino ad ora, circa il sistema magmatico che si cela nelle profondità della caldera più attenzionata della Campania e dello Stivale intero. Fare ciò è stato possibile grazie all’impiego di una tomografia magnetotellurica tridimensionale, capace di “scavare” fino a 20 chilometri al di sotto della superficie, così da ottenere dettagli inediti della struttura interna del sistema vulcanico.
Un approccio del tutto innovativo
Questa metodologia fisica si occupa di effettuare misurazioni riguardanti le variazioni naturali dei campi elettromagnetici, in modo da comprendere quale sia la resistività elettrica del sottosuolo. I risultati dello studio hanno evidenziato la presenza di zone di accumulo e di trasferimento del magma, oltre che di aree potenzialmente compatibili con l’effettiva presenza di materiale parzialmente fuso, caratterizzato da volumi con bassa resistività elettrica.
Inoltre, la presenza di canali di risalita potrebbe favorire un trasferimento, in modo più “agevole”, del magma e dei gas verso la superficie della crosta. Un enorme passo avanti, senza ombra di dubbio, soprattutto in chiave di futuro sviluppo dei modelli predittivi, ma che sicuramente meriterà monitoraggi costanti nel corso delle stagioni che seguiranno, con la speranza che le nuove metodologie li rendano in grado di scavare con meticolosa precisione ancora più a fondo. A renderlo pubblico è un articolo pubblicato dal sito ufficiale dell’INGV.