Elon Musk alla conquista di Marte | Solo un folle poteva riuscirci: siamo pronti solo grazie a lui
Elon Musk e Marte (Canva-Shutterstock foto) - www.aerospacecue.it
Il miliardario sudafricano continua a spingere sull’acceleratore. L’obiettivo è già messo nel mirino: unità d’intenti per conquistare Marte
Elon Musk si sta impegnando ormai da quasi due decenni nel perseguire un’ambizioso risultato che oggi ci limitiamo a definire futuristico, ma che vent’anni addietro appariva come un vero e proprio azzardo, ipotizzabile soltanto in un film di fantascienza.
Attraverso la fondazione dell’agenzia spaziale privata SpaceX, avvenuta nel 2002, il mantra che il nativo di Pretoria non ha mai cessato di ripetere è quello di voler rendere l’umanità una specie multiplanetaria.
Ciò potrebbe rivelarsi effettivamente concretizzato soltanto quando Marte, Pianeta designato come palcoscenico della missione per via delle caratteristiche similari a quelle della Terra, ospiterà effettivamente una colonia umana permanente, fino allo sviluppo di una città autosufficiente.
Prima di arrivare al completamento finale, però, esistono vari tasselli che dovranno essere inseriti al posto giusto. Per questo, tutto parte dall’invio dei primi equipaggi in carne ed ossa verso il Pianeta Rosso, previsti già prima dell’anno 2030: ricordiamo, infatti, che fino ad ora l’uomo non ha mai raggiunto Marte, se non con sistemi quali rover o lander.
Un nuovo importante passo
Lo scorso 18 Ottobre, all’01:23 di notte (ora italiana) il razzo vettore Starship, gioiellino proprio della stessa SpaceX, è decollato in vista dell’ultimissimo test da una base di lancio situata nel Texas meridionale. La prova, articolatasi per un periodo pari a 1 ora e 6 minuti circa, è stata l’ennesimo indispensabile tassello che andrà a comporre un significativo mosaico, fino a permettere all’uomo di raggiungere per la prima volta Marte e di tornare dopo più di cinquant’anni sulla Luna.
Durante i test Starship si è reso protagonista di svariate manovre ad altezza sovra orbitale prima di raggiungere nuovamente la Terra, e più precisamente il suo punto di arrivo situato nel mezzo dell’Oceano Indiano. Dopo che il booster è partito sono passati appena 3 minuti per favorire la separazione del Super Heavy dal resto della Starship, mentre lo stato superiore ha proseguito il proprio percorso fino a superare i 200 chilometri d’altezza, rilasciando ben otto satelliti di ideazione Starlink.

Il momento del “riscatto”
Si è trattato dell’undicesimo lancio della sonda, che è stata capace, addirittura, di toccare i 26.000 chilometri orari, fornendo qualche spunto più che significativo anche in vista dei prossimi test, durante i quali scenderà finalmente in campo la prossima generazione di booster Block 3.
Dopo mesi di tentativi fallimentari, i quali avevano rischiato concretamente di porre un ostacolo insormontabile lungo il cammino dell’agenzia verso l’esplorazione e l’eventuale “conquista di Marte“, su cui addirittura la NASA e il Governo statunitense si erano espressi favorevolmente, ecco arrivare un più che soddisfacente riscatto. A riportare la notizia è Tech Everyeye.
