“Abbiamo captato il segnale”: rilievo dai buchi neri, onde di ‘seconda generazione’, non ci sono più dubbi
Illustrazione di due buchi neri che collidono (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
Un segnale insolito riapre il dibattito sull’origine di alcuni buchi neri e cambia la lettura delle fusioni cosmiche.
Ci sono messaggi che l’universo manda con un’eco talmente debole da sembrare un sussurro. Eppure, anche i più leggeri tremolii dello spazio-tempo possono raccontare storie che nessuno aveva mai immaginato. Dentro quelle vibrazioni appena percepibili, registrate dopo un viaggio lungo milioni – anzi, miliardi – di anni luce, si nasconde qualcosa di raro. Qualcosa che non è passato inosservato.
Ogni tanto capita che gli scienziati, pur abituati alle stranezze dell’universo, si ritrovino davanti a segnali che rompono le regole. O almeno, quelle che pensavano di conoscere. È lì che il gioco si fa interessante. Quando qualcosa non torna, quando i numeri escono dai binari noti, allora forse si è vicini a una scoperta. O a una riscrittura delle ipotesi fatte finora.
Nel caso dei buchi neri poi, le anomalie sono un invito a guardare meglio. Ogni deviazione, anche minima, può svelare dinamiche invisibili e ambienti estremi dove la fisica si comporta in modi… be’, poco intuitivi. E spesso sono proprio quelle stranezze a portare a nuove teorie. Oppure a confermare quelle più audaci.
Le fusioni cosmiche non sono mai banali. Quando due buchi neri si scontrano, non è solo un fenomeno spettacolare: è un pezzo di passato che riaffiora. Un’eredità. A volte, però, quell’eredità sembra già passata per un’altra vita precedente. E in certi segnali, captati in modo quasi impercettibile da strumenti ultra sensibili sparsi sul pianeta, si legge qualcosa di familiare… ma con un dettaglio fuori posto.
Una stranezza che fa alzare le antenne
Tra ottobre e novembre 2024, i rilevatori della rete LIGO‑Virgo‑KAGRA hanno catturato due eventi. Sembravano normali, almeno all’inizio. Ma poi, guardando bene, ecco che spuntano particolari che non quadrano. Le masse dei due oggetti, per esempio, erano sbilanciate, e uno dei buchi neri – nel primo caso – ruotava a una velocità incredibile. Mai vista prima con quel dettaglio.
Nel secondo evento invece, che è stato chiamato GW241110, le cose si sono fatte ancora più… bizzarre. Il buco nero principale girava in senso opposto rispetto al sistema in cui si trovava. Una roba che non si era mai osservata davvero, non così chiaramente almeno. Un comportamento troppo strano per essere nato in solitudine, diciamo così.

Una doppia fusione che cambia le carte in tavola
Come riportato da Astrospace.it, gli indizi sono chiari: non si tratta di buchi neri “di prima mano”, ma di oggetti nati già da una precedente collisione. In ambienti affollati come gli ammassi stellari più densi, i buchi neri possono scontrarsi più volte, in una sorta di… evoluzione a tappe. Ed è lì che avvengono queste fusioni “di seconda generazione”.
I due eventi rilevati – GW241011 e GW241110 – sembrano proprio due di questi casi rari. Le masse molto diverse tra loro, la velocità estrema di rotazione, e quei moti in controtendenza parlano chiaro. Ma c’è di più: queste osservazioni toccano anche la fisica fondamentale, mettendo alla prova la teoria della relatività e limitando lo spazio per certe ipotesi su particelle misteriose. Insomma, un segnale debole… ma che fa parecchio rumore.
