ISS: il muschio torna a germogliare dopo nove mesi fuori dall’atmosfera
Il muschio supera 9 mesi nello spazio e torna a crescere sulla Terra: resistenza sorprendente per future missioni extraterrestri.
Molti la sottovalutano, ma la resilienza del muschio è ben nota a chi studia il mondo vegetale. Questa pianta, tra le più antiche comparse sulla Terra, è riuscita a colonizzare ambienti tra i più estremi, dalle regioni polari fino ai deserti. La sua capacità di adattamento ha spinto diversi ricercatori a chiedersi fin dove potesse arrivare. E se il limite non fosse più sulla Terra, ma oltre l’atmosfera?
Nei laboratori specializzati si compiono spesso esperimenti che simulano ambienti estremi. Sottoporre cellule vegetali a temperature estreme, radiazioni ultraviolette o vuoto spinto non è inusuale. Tuttavia, c’è una soglia che nemmeno le condizioni artificiali riescono a replicare fino in fondo: il vero ambiente spaziale. Da qui nasce una nuova sfida scientifica, che unisce botanica e tecnologia spaziale.
Quando si pensa allo spazio, è facile immaginare che solo apparecchiature sofisticate e materiali iper-resistenti possano sopravvivere. Tuttavia, anche alcuni organismi viventi hanno mostrato inaspettate capacità di resistere a microgravità, assenza di atmosfera e violente escursioni termiche. Piccoli batteri e perfino i celebri tardigradi hanno superato test estremi. Ma cosa accadrebbe se si esponesse allo spazio una forma di vita vegetale?
È quello che si sono chiesti i ricercatori dell’Università di Hokkaido, in Giappone, che hanno deciso di portare direttamente in orbita alcune spore di muschio appartenenti alla specie “spreading earthmoss”. Il materiale è stato imbarcato a marzo 2022 su una missione cargo Cygnus, diretta verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove ha trascorso oltre nove mesi esposto all’ambiente esterno.
Una resistenza che sorprende anche la scienza
I campioni di muschio sono rimasti all’esterno della ISS per 283 giorni, in condizioni che la maggior parte degli esseri viventi non sopravvivrebbe nemmeno per pochi minuti. Eppure, oltre l’80% delle spore è risultato ancora vivo una volta rientrato sulla Terra. Lo studio, pubblicato su iScience, rivela che quasi il 90% di quei sopravvissuti ha persino ripreso a germogliare in laboratorio.
Il team guidato da Tomomichi Fujita ha spiegato che le sporofite si sono dimostrate molto più resistenti rispetto a cellule giovanili o altri tessuti del muschio. Durante test preliminari condotti a terra, le radiazioni UV si erano rivelate il principale fattore di stress. Tuttavia, anche dopo l’esposizione prolungata nello spazio, le spore hanno mantenuto integrità e capacità riproduttiva, pur con una riduzione del 20% della clorofilla a.
Uno spiraglio per coltivare vita lontano dalla Terra
Il risultato ha lasciato sorpresi gli scienziati: “Ci aspettavamo una sopravvivenza prossima allo zero, invece la maggior parte era ancora vitale”, ha dichiarato Fujita. Grazie a un modello matematico, è stato stimato che quelle spore potrebbero resistere nello spazio anche fino a 5.600 giorni, aprendo nuove possibilità per future missioni spaziali.
Questa scoperta va oltre la botanica: potrebbe rappresentare un punto di partenza per costruire micro-ecosistemi su Luna o Marte. La straordinaria resilienza del muschio suggerisce che alcune forme di vita terrestri potrebbero contribuire all’insediamento umano fuori dal nostro pianeta, ponendo le basi per un’agricoltura extraterrestre autonoma e durevole.
