Ancora una scoperta incredibile | Un altro Pianeta su cui potremo abitare: ma quanto ci vorrà per arrivarci?

Il pianeta simile alla nostra Terra (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it
C’è davvero la possibilità di stabilire forme di vita su un altro pianeta? Gli importanti risvolti della recente scoperta
Nel corso della storia sono state numerose le scoperte effettuate dalle più importanti agenzie spaziali del mondo, NASA su tutte, che hanno definitivamente rivoluzionato il corso della contemporaneità in ambito aerospaziale e scientifico. Diversi approfondimenti, soprattutto nel corso degli ultimi anni, si sono concentrati sull’individuazione di pianeti su cui fosse già progredita una vita o sui quali sia possibile instaurare degli esseri viventi.
Tra le caratteristiche che rendono la Terra l’unico – secondo quanto finora scoperto – pianeta abitabile c’è da segnalare la presenza di acqua liquida, fondamentale per la sopravvivenza delle specie viventi, a partire dall’uomo, che gli altri corpi del Sistema Solare non possono vantare. Anche la distanza tra i pianeti e le stelle risulta fondamentale.
Lo sviluppo di vita su un pianeta costantemente esposto a temperature molto elevate sarebbe inaffrontabile; ricollegandoci proprio alla presenza di acque, un’enorme quantità di calore comporterebbe un’immediata evaporazione della stessa, impedendo il sostentamento ad un’eventuale forma di vita sviluppatasi nella medesima area.
Inoltre, l’atmosfera della terra presenta opportune quantità di ciascun elemento in essa presente, che permettono di renderla abitabile e sopportabile per gli esseri viventi. Nel caso in cui, ad esempio, si presentasse una quantità di gas in eccesso nell’ambito dell’atmosfera, il clima elevato renderebbe fondamentalmente impossibile la sopravvivenza di specie. Così come l’assenza totale di sostanze nell’atmosfera comporterebbe temperature troppo fredde, fino a raggiungere una temperatura media pari a -18°C.
Un pianeta che potrà ospitare forme di vita?
L’ultima individuazione riguarda un pianeta molto lontano, che presenta potenzialmente condizioni atmosferiche peculiari, mai osservate prima in nessun altro corpo, che lo renderebbero molto simile, per caratteristiche, alla Terra. Si tratta di un pianeta gigante gassoso, distante circa 500 anni luce dal nostro mondo, conosciuto come WASP-127b. Tra i connotati evidenziati nel corso della sua osservazione, è emerso come i venti presenti sul pianeta possano raggiungere velocità superiori a 30.000 km/h, addirittura più rapidi di circa 15 volte rispetto a Nettuno, noto per possedere i venti più veloci finora individuati all’interno dell’intero Sistema Solare.
Il sistema meteorologico presenta, anche in questo caso, peculiarità che lo portano ad essere simile alla Terra più di ogni altro pianeta studiato prima d’ora. Grazie all’operato del Cryogenic High-Resolution Infrared Echelle Spectrograph è stato possibile comprendere che il pianeta presentasse drastiche variazioni climatiche tra il giorno e la notte, in grado di raggiungere anche centinaia di gradi di differenza tra i poli opposti. Il complesso sistema meteorologico è soltanto l’ultima delle similitudini evidenziati; l’ipotesi degli studiosi è che tale scoperta potrebbe fornire informazioni utili relative al processo di formazione e mutazione dei grandi pianeti gassosi.

Il reale beneficio dell’importante scoperta
D’altra parte, sono molte le differenze registrate tra WASP-127b e la Terra, a partire proprio dalla peculiare composizione gassosa, oltre che per le sue enormi dimensioni. Essere risaliti a informazioni di questa portata rappresenta come l’impiego di tecnologie sofisticate e all’avanguardia potrà rivelarsi davvero determinante negli anni a seguire, per poter immagazzinare un numero di dati e informazioni inedite tali da aggiungere nuovi tasselli in rapida sequenza relativamente all’origine dei fenomeni che si verificano nell’Universo.
A far chiarezza, nello specifico, sullo studio che si è focalizzato su WASP-127b, è stato l’astronomo della China University of Science and Technology, Fei Yan, che ha spiegato come la scoperta del pianeta non debba essere direttamente correlata alla possibilità di forme di vita presenti nello stesso; bensì, si è rivelata una prova molto utile a testimonianza dei fenomeni fisici che avvengono nei pianeti, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente extrasolare.