Dopo il lupo e il drago anche un ragno | È minuscola, ma il suo nome incute paura

L'impressionante nebulosa (ESO foto) - www.aerospacecue.it
Le peculiarità della ‘Tarantola’, la nube che potrebbe permettere di risalire all’origine della formazione di pianeti e corpi celesti
Vi siete mai chiesti come funziona il sistema di nomenclatura delle stelle, dei pianeti e degli oggetti spaziali più in generale? La presenza di miliardi di stelle ha da sempre richiesto un sistema atto alla loro catalogazione, attribuendo un nome a ciascuno dei differenti fenomeni riscontrati e corpi osservati.
Nel corso dei secoli si sono succeduti numerosi sistemi e cataloghi, proprio in base ai mutamenti che hanno riguardato l’ambito astrologico anche puramente sotto il punto di vista della terminologia. Non a caso sono oltre 1000 i sistemi di nomenclatura che potrebbero essere utilizzati per la definizione dei corpi presenti nell’Universo, anche se soltanto i principali risultano essere diffusi internazionalmente.
Per rendere un esempio che aiuterà maggiormente a comprendere quanto appena affermato, per la compilazione del catalogo GSC si fa affidamento alle osservazioni rilevate mediante l’utilizzo del telescopio spaziale Hubble. Il cielo viene diviso in 9537 porzioni, note come regioni, e alle stelle individuate viene attribuito un numero seriale. La nomenclatura finale sarà composta da due gruppi di cifre: il primo in riferimento alla regione stellare d’appartenenza, il secondo che indicherà il numero del corpo.
Spostandoci invece su altri elementi dell’Universo, come le nebulose, il nome proprio di ognuna di esse si ottiene tenendo in considerazione le caratteristiche della nube che possono essere immediatamente individuate, a partire dalla forma. Anche se possiedono un numero di catalogo che si rifà alla nomenclatura del GSC, vengono generalmente indicate con un nominativo più ‘colloquiale’. Come nel caso della Nebulosa Rosetta, che deve tale denominazione alla sua forma, simile proprio ad una rosa osservata dall’alto
Cosa sono le nebulose?
Si tratta di nuvole gigantesche costituite prevalentemente da polveri e gas presenti nello spazio. E’ stato individuato come diverse nebulose siano nate a seguito dell’esplosione delle stelle, durante la fase in cui le stesse espellono gas e ulteriori materiali. Alcune di queste nuvole figurano come effettive porzioni o regioni spaziali, dove le giovani stelle si formano; è proprio per questo che le stesse nebulose sono anche note con il termine di ‘star nursery‘.
Le nebulose diffuse sono indubbiamente la tipologia più conosciuta. A loro volta si distinguono in agglomerati particolarmente ricchi di gas ionizzato in grado di emettere luce propria, noti come nebulose a emissione, e corpi a riflessione, che, come suggerisce il nome stesso, riflettono la luce delle stelle. Le nebulose oscure, invece, si compongono di gas freddi e polvere stellare, figurando come nubi scure durante le osservazioni al telescopio. Le nebulose planetarie presentano un nucleo incandescente costituito da gas in espansione e sono generati da stelle che si trovano nell’ultima fase di vita.

Uno spettacolo stellare mai visto prima
Grazie al telescopio spaziale della NASA Hubble è stato possibile catturare un’immagine inedita che arriva dalla galassia satellite della Via Lattea, la Grande Nube di Magellano, la cui distanza dalla Terra risulta essere pari a 160.000 anni luce. Per la prima volta è stato possibile osservare un gruppo di giovani stelle site all’interno della Nebulosa Tarantola, che non sarebbero state individuabili ad occhio nudo. Perlatro, nella Nebulosa si localizzano diversi esemplari di corpi che figurano tra i più pesanti conosciuti, che presentano una massa superiore fino a 150 volte rispetto al Sole.
La Nebulosa Tarantola venne individuata per la prima volta già nel corso del XVIII secolo; era precisamente il 1571 e il suo scopritore fu l’astronomo transalpino Nicolas-Louis de Lacaille. La sua origine astronomica risalirebbe addirittura a decine di milioni di anni fa, ampliando la sua dimensione grazie all’accumulo dei gas presenti proprio nella Grande Nube di Magellano. Attraverso l’osservazione delle nebulose, gli scienziati riescono a trarre delle informazioni utili a comprendere i fenomeni alla base della formazione dei pianeti, delle stelle e degli altri corpi celesti, ottenendo un quadro sempre più dettagliato in merito all’origine dell’Universo.