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Delusione per alcuni pianeti di TRAPPIST-1: niente atmosfera secondo i dati del telescopio James Webb

Sistema TRAPPIST-1

Sistema TRAPPIST-1 (ESO foto) - www.aerospacecue.it

Il JWST continua a consegnare risultati poco entusiasmanti alla comunità: anche questo Pianeta, indicato come potenzialmente abitabile, è un buco nell’acqua

Intorno alla nana rossa TRAPPIST-1 si sono articolati numerosi approfondimenti circa i pianeti che compiono la propria orbita nelle circostanze della stella stessa, in merito ai quali era filtrata la possibilità che si trattasse di terre abitabili, almeno in due o tre casi.

Il motivo è da ricercare nel fatto che in corrispondenza di quest’area, definita come “zona abitabile”, le temperature risultano adeguate a favorire la presenza di acqua allo stato liquido, indicatore potenzialmente fondamentale circa l’eventualità di un’atmosfera analoga a quella terrestre.

Sebbene le iniziali ricerche, effettuate servendosi del preciso James Webb Space Telescope, non fossero riuscite a sortire i risultati sperati, non comprovando la presenza di alcuna atmosfera intorno ai pianeti TRAPPIST-1b e TRAPPIST-1c, la speranza nutrita restava particolarmente elevata.

Ma anche il successivo Pianeta in lista, TRAPPIST-1d, si è rivelato ben distante dall’elenco di “gemelli” della nostra Terra, non essendo stato possibile evidenziarne alcuna correlazione tra le caratteristiche dei corpi presi in considerazione, men che meno circa le loro eventuali condizioni.

Una sfida sempre più impegnativa

Sono sette i pianeti che compongono il sistema TRAPPIST-1: tutti loro sono stati osservati nel corso di una fase di transito proprio davanti alla loro stella, in quanto sebbene neanche il JWST sia in grado di individuare la sagoma del Pianeta durante questa fase, è comunque in grado di rilevare in quale punto la luce della stella risulti assorbita da parte delle molecole componenti l’atmosfera di un dato Pianeta, sfruttando dunque la spettroscopia di trasmissione. Il sensibile spettrometro nell’infrarosso del James Webb, ossia il noto NIRSpec non è riuscito neanche in questo caso ad evidenziare prove a testimonianza della presenza di anidride carbonica, metano o acqua, elementi indispensabili allo sviluppo della vita umana, gas serra naturali nell’atmosfera terrestre che permettono il mantenimento della temperatura del Pianeta corretta per assicurare il mantenimento dell’acqua allo stato liquido.

I motivi per cui, in primis l’atmosfera, non sia stata possibile da rilevare intorno al TRAPPIST-1d, potrebbero essere attribuibili alla sottigliezza estrema della stessa, nonché dalla possibile presenza di nubi estremamente spesse ad alta quota, capaci di impedire la conduzione di rilevazioni particolareggiate, ma anche il fatto che il Pianeta stesso possa essere contraddistinto dalla presenza di roccia sterile, priva di ogni qualsivoglia atmosfera.

James Webb Space Telescope
James Webb Space Telescope (Shutterstock foto) – www.aerospacecue.it

Dietro l’enorme ostacolo

Sebbene una stella come TRAPPIST-1, ossia una nana rossa di dimensioni esigue, possa apparentemente sembrare innocua, la sua potenzialità le consentirebbe addirittura di manifestare esplosioni di radiazioni particolarmente violente, capaci addirittura di “strappare l’atmosfera” ad un vicino Pianeta, come si è ipotizzato possa essere accaduto anche ai 3 corpi del Sistema precedentemente attenzionati.

Le verifiche circa la presenza di atmosfera circondante uno di questi pianeti esterni, come abbiamo avuto modo di appurare, appare come un compito tutt’altro che agevole, poiché la distanza realmente ampia che le divide dalla propria stella porta la firma spettrale a risultare significativamente indebolita, anche per poter essere rilevata da un sistema all’avanguardia quale il JWST. A scriverlo è un articolo pubblicato su Space.com.