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Sulla Terra l’acqua scarseggia, ma questo pianeta ne è pieno | Il folle piano di conquista è partito: abbiamo bisogno dell’oro blu

Riserva ricca di acqua

Riserva ricca di acqua (Depositphotos foto) - www.aerospacecue.it

Gli esperti hanno scoperto un luogo in cui l’acqua abbonda come in poche altre regioni. Si comincia già a pensare alla colonizzazione?

Tra gli obiettivi cruciali posti nel programma dell’intera comunità astronomica globale, finalizzabile soltanto attraverso una massiccia opera di esplorazioni spaziali, vi è sicuramente la ricerca di acqua in regioni cosmiche differenti dalla Terra.

Che l’acqua sia l’elemento essenziale per lo sviluppo e la sopravvivenza della chimica sia indubbio: la sua funzione è, infatti, indispensabile nel merito delle reazioni chimiche che avvengono tra le cellule, e ovviamente non soltanto.

Le operazioni di ricerca, tenendo conto di come la presenza di acqua in un determinato mondo aumenterebbe la possibile esistenza di forme di vita microbiche, si sono concentrare dapprima sul corpo più vicino alla Terra, ossia la Luna.

Se inizialmente si era convinti della sua totale secchezza, i risvolti prodotti da missioni più recenti hanno permesso di individuare la presenza di ghiaccio d’acqua, con possibilità di impiegare la stessa, in un futuro prossimo, per la produzione di ossigeno o carburante nel merito delle missioni spaziali.

Un fascino senza fine

La NASA ha individuato la presenza di un serbatoio d’acqua a dir poco immenso, situato nel pieno dell’Universo primordiale, a 12 miliardi di anni luce di distanza dal nostro Pianeta, capace di includere al suo interno addirittura 140.000 miliardi di volte il quantitativo di acqua attualmente presente proprio sulla Terra. Si presenta come una nube di vapore acqueo, in posizione avvolgente rispetto ad un quasar ultra energetico, la cui importanza è assoluta per via delle informazioni che potrebbe fornire relativamente alle origini del nostro Universo.

Ci troviamo, più precisamente, nelle circostanze del quasar APM 08279+5255, che si localizza in un Universo giovane, originatosi 1,6 miliardi di anni fa. E come è stato possibile per i ricercatori scovare la sua presenza proprio qui? Usufruendo di strumenti capaci di captare segnali millimetrici e, addirittura, submillimetrici, così come quelli emessi dall’acqua allo stato gassoso, poiché riscaldata costantemente dall’energia del quasar, che si incontra proprio in questa porzione cosmica.

Quasar APM 08279
Quasar APM 08279 (ESA/Hubble foto) – www.aerospacecue.it

I prossimi obiettivi sono già tracciati

Per chi mastica l’argomento sarebbe superficiale precisarlo, ma stiamo parlando di una zona caratterizzata da condizioni estreme, con una temperatura che raggiunge i -63°C e con una densità risultante pari a 100 volte quella misurata in aree simili del nostro Universo. Ma sono proprio queste le caratteristiche che rendono questa meta a dir poco unica, favorendo l’accumulo dell’acqua stessa. Non è un caso che i quasar, classificabili tra gli oggetti in assoluto più luminosi dell’intero Universo, siano capaci di emettere un’energia che riesce addirittura ad assorbire la materia circostante, anche data l’alimentazione decisiva fornita dai buchi neri supermassicci.

E’ proprio questo ambiente che favorisce l’esistenza delle molecole d’acqua in forma gassosa, anche a centinaia di anni luce di distanza le une dalle altre. Quali approfondimenti seguiranno negli anni a venire? L’Universo primordiale sarà inevitabilmente riguardato da ulteriori studi, che si spera possano condurre ad individuare la presenza di ulteriori serbatoi d’acqua. I nuovi strumenti di osservazione garantiranno un ulteriore intensificarsi dei differenti approfondimenti, come riporta ModenaVoltaPagina.